Shein è un’azienda di vendita online di fast fashion cinese, fondata nel 2008 da Chris Xu a Nanchino.
Il successo di Shein, il marchio di fast fashion più lucrativo del mondo, non si basa tanto sulla proposta di abbigliamento del brand, quanto sulle strategie utilizzate per venderla.
L’inchiesta Inside the Shein Machine (canale televisivo) mandata in onda da All4 ci mostra i veri segreti del sito.
Ma non è questo ciò che più ha scioccato chi l’ha vista: i punti più oscuri del documentario sono quelli che riguardano l’iper-sfruttamento della manodopera.
Shein adotta un sistema tale per cui riesce a realizzare un articolo, dal disegno al confezionamento, in una settimana o anche meno. Ecco perché nel caso di Shein si parla di ultra fast fashion: più velocità nella produzione e prezzi ancora più bassi.
Infatti Shein prende le merci prodotte dalle sue fabbriche in Cina e le rivende direttamente al pubblico, senza intermediari e abbattendo i costi.
Un’indagine ha rivelato la mancata sicurezza dei lavoratori all’interno delle fabbriche di Shein e le cifre dei loro salari, bassissime. I dipendenti intervistati lavorano fino a 12 ore al giorno, hanno due sole pause, una sera libera a settimana e un giorno di riposo al mese.
Ai lavoratori e alle lavoratrici è richiesta la produzione di cinquecento capi al giorno. Negli stabilimenti, si viene pagati a pezzo prodotto: circa 40 centesimi l’uno. Ma se uno dei capi risulta rovinato, vengono tolti al lavoratore due terzi della paga giornaliera.
Ci sono inoltre molte sostanze nocive nei capi prodotti da Shein.
Il nichel e la formaldeide, fra le sostanze trovate nei capi Shein, sono noti per la loro capacità di scatenare reazioni allergiche.
Shein ha un impatto molto negativo sull’ambiente; secondo uno studio, un singolo abito in poliestere rilascia circa 17 chilogrammi di CO2 nell’atmosfera. Shein vendendo centinaia di migliaia, se non milioni, di abiti in poliestere a un prezzo usa e getta ogni anno, non fa altro che offuscare qualsiasi sforzo per ripulire l’industria della moda. Anche i vestiti non venduti inquinano, infatti il 70% finisce in discarica, mentre il 30% viene incenerito. Cifre importanti se si considera che equivalgono a circa un camion della spazzatura carico di vestiti che finisce in discarica ogni secondo in tutto il mondo.