Di Pietro Crugnola

Meloni, scivolone sui carburanti

L’articolo presente nell’Avvenire del 12/01 illustra il fallimento della nostra Premier in quanto a taglio delle accise, cioè le tasse statali su beni derivati dal petrolio (in particolare benzina e diesel), che a dispetto di ciò che era stato promesso dal piano elettorale di Fratelli d’Italia va contro l’ideale della Meloni “più soldi ai più […]

L’articolo presente nell’Avvenire del 12/01 illustra il fallimento della nostra Premier in quanto a taglio delle accise, cioè le tasse statali su beni derivati dal petrolio (in particolare benzina e diesel), che a dispetto di ciò che era stato promesso dal piano elettorale di Fratelli d’Italia va contro l’ideale della Meloni “più soldi ai più deboli”. A proposito di questo la Premier ribatte dicendo di non aver mai promesso un taglio alle accise. Inoltre durante una diretta la Meloni ha detto: “Io non ho promesso di tagliare le accise sulla benzina in questa campagna elettorale perché sapevo in che situazione mi sarei trovata”. 

Tuttavia, il taglio alle accise è evidentemente presente all’interno del programma elettorale: infatti il punto 17 del programma Fratelli d’Italia (Energia pulita, sicura e a costi accessibili) si impegna a raggiungere una  “sterilizzazione delle entrate dello Stato da energia e carburanti e automatica riduzione di Iva e accise”. Oltre agli ovvi  attacchi da Pd, M5s e Terzo Polo che sostengono “il capo dell’esecutivo dice il falso o è smemorata”, il malcontento dei benzinai e dei loro clienti è evidente e i gestori ipotizzano uno sciopero di protesta. La presidente del Consiglio ha deciso di concentrare i 10 miliardi annui che valgono le accise su “chi ne aveva più bisogno”, come famiglie, chi ha un salario basso o chi non riesce a pagare le bollette.

 Dopo le accuse degli altri partiti come scusante, la Premier ha detto che le entrate non erano sufficienti per abbassare la tasse. Le sue parole: “Sono speranzosa che prima o poi riusciremo a fare un taglio strutturale delle accise, ma questo necessita di una situazione diversa e di rimettere in moto la crescita economica, perché per fare certe cose servono le risorse, per trovare le risorse serve che si torna produrre maggiore ricchezza e lavoro, ed è quello su cui noi stiamo lavorando”. Strategia diffusa tra i politici: mille promesse prima delle elezioni, nessuna avverata dopo le elezioni. È però evidente che il debito pubblico non è in diminuzione anzi, nel 2021 ammontava a 2.762,5 miliardi, più di una volta e mezzo il Pil. Lo Stato deve a ogni italiano più di 46.000 euro che non verranno mai restituiti. Questo deve essere un episodio che renda consapevoli gli Italiani e li faccia lottare per un governo in cui le promesse sono avverate, i debiti saldati, la giustizia fatta veramente. Ma nulla di questo è possibile, e l’Italia continuerà a dovere più di 46.000 a ognuno di noi.

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